Viaggio alla scoperta delle facoltà con maggior possibilità di placement

Come di consueto, nel mese di Giugno, si è ripetuto il solito rito degli esami di maturità, con migliaia di studenti che, al ritmo della canzone “Notte prima degli esami” di Venditti, hanno affrontato il primo vero e proprio esame della loro vita.
Con le prove ormai terminate e gli orali che si volgono alla chiusura in molti staranno ormai già guardando al futuro e pensando a che tipo di carriera intraprendere e, di conseguenza, quale facoltà scegliere.

D’aiuto può essere quindi dare uno sguardo ai dati del consorzio Almalaurea, che praticamente la totalità degli studenti universitari conosce, e che ogni anno stila un rapporto in cui indica quali sono le facoltà con i maggiori risultati in termini di placement e di conseguenza quelle peggiori.

A guidare la classifica sono ovviamente le facoltà d’ingegneria, con quasi il 95% degli studenti che, a un anno dalla laurea, hanno trovato un posto di lavoro. Seguono poi, staccate di poco, medicina e professioni sanitarie e le facoltà economico-statistiche che si assestano rispettivamente al secondo e terzo posto con dati invidiabili che superano il 90%.

Tra le peggiori il fanalino di coda è invece giurisprudenza, che con “appena” il 76% occupa l’ultima posizione in fondo alla lista.

Se considerassimo poi il grafico per facoltà, e non per ambiti, appare chiaro come le facoltà umanistiche producano il maggio numero di laureati che però non rispecchiano le attuali esigenze del mercato del lavoro, avendo indici di “disoccupazione”, a un anno dalla laurea che oscillano tra l’11% e il 16%.

Caso particolare è invece quello di Giurisprudenza che ha un indice qui prossimo al 25%, ma che, probabilmente, sconta anche il fatto di essere tra le facoltà con maggior numero d’iscritti in Italia.

Anche nella retribuzione media annua, di coloro che usciti dalle facoltà hanno trovato lavoro al primo anno, le classifiche sono molto simili. Ancora una volta, infatti, ingegneria è in testa, mentre le facoltà di stampo umanistico sono in fondo alla classifica.

Appare quanto mai evidente e preoccupante la differenza di più di 700 euro mensili percepiti da un neo-laureato in psicologia, rispetto a uno di ingegneria.

Un appunto è far notare come lo studio sia stato fatto considerando solo la base degli studenti con laurea magistrale (o a ciclo unico), facendo quindi capire come sia importante poi completare il ciclo di studi con appunto un master o una specialistica.


Sempre dai dati di Almalaurea infatti si può vedere come nel corso degli ultimi dieci anni si siano praticamente dimezzati i contratti a tempo indeterminato (di colore azzurro nel grafico) dei laureati triennali, passando dal 42% al 23%, mentre, salvo lievi flessioni dovute alla crisi, quelli dei laureati magistrali sono rimasti pressoché invariati, dal 34% al 27%.

Non si deve però badare ai soli numeri. Guardandoli infatti sembrerebbe evidente che le esigenze del mercato spingano e indirizzino sempre più a scegliere facoltà tecnico/scientifiche e disincentivino quelle umanistico/letterarie.

Ci sono pero due considerazioni da fare: la prima è che non basta solo considerare i dati ad un solo anno dal conseguimento del titolo di studio, poiché questi potrebbero comunque avere delle variazioni in positivo per il periodo successivo e poi, soprattutto, la scelta di una facoltà dovrebbe andare oltre i dati, è una cosa che condiziona per intero la vita e cosa si farà in essa.

Le scelte professionali quindi non devono essere fatte solo sulla facilità di raggiunta dell’obiettivo, ma anche sulla base della soddisfazione che questo dà quando viene raggiunto e, soprattutto, dal piacere che si prova a fare una certa cosa; componente emozionale che i numeri non possono, e non potranno mai in alcun modo calcolare.

Risulta quindi mai più adatta la frase di Confucio “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita” per farci capire come sì, guardare le possibilità di placement sia importante, ma che nella vita non conti solo quella.

di Francesco Accardo

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